venerdì 30 agosto 2013

Ho fatto un sogno

Ho fatto un sogno
di Diana Mayer Grego

Anno 2020 io e Gian siamo in viaggio verso una località sconosciuta, è sera e sta piovendo.
Dobbiamo trovare un posto dove dormire, ed eccoci entrare in un albergo.
Ci avviciniamo al bancone, io, lui e la nostra pulce pelosa, un cane che non so che razza sia, è bagnato che sembra una pantegana.
"Buona sera, quanto costa una camera?"
La signorina dietro il bancone si sporge per guardare il cane.
"Buona sera, in questo albergo i cani non possono entrare!" sentenzia.
Fuori imperversa la bufera.
"Quanto costa dormire in questo albergo con il mio cane?" insisto sorridente.
"Spiacente, in questo albergo niente cani!" e con un gesto del volto ci indica la porta.
Io e Gian ci guardiamo, poi osserviamo un po' intorno "E' carino questo albergo non trovi?" chiedo a Gian, lui mi risponde "Sì, molto carino!" mi sorride.
Mi rivolgo nuovamente alla signorina, che nel frattempo incurante di noi è tornata a sbrigare alcune carte, "Scusi ..." lei scocciatissima alza lo sguardo e mi fissa come a volermi dire Cosa vogliono ancora? le sorrido.
"Quanto costa l'albergo?"

giovedì 29 agosto 2013

Trieste, la città dei matti

Trieste, la città dei matti
di Diana Mayer Grego

Mi piace pensare che, ovunque sia, Franco Basaglia (psichiatra e neurologo, fondatore della concezione moderna della salute mentale, riformatore della disciplina psichiatrica in Italia e ispiratore della Legge 180 nota come legge Basaglia) sia stato contento che nel suo parco, in questi ultimi anni, abbiano preso vita numerose iniziative per la cittadinanza.

L’ex manicomio di Trieste, sito nel grande parco del rione di San Giovanni, vide l’esilio di Franco Basaglia, dopo che le sue idee rivoluzionarie e innovative portarono nel mondo della psichiatria e in ambito accademico non pochi grattacapi, già iniziati a Gorizia, dove dirigeva l'ospedale psichiatrico della città, con l’eliminazione delle contenzioni fisiche e delle terapie elettro-convulsivanti come l’elettroshock, con l’apertura dei reparti, con l’istruire il personale ai rapporti umani e non solo alle terapie farmacologiche. I pazienti iniziarono così ad essere trattati come persone malate e non  più come “malati mentali” da allontanare ed emarginare con la presunzione di “eliminare” il problema.

Ma Basaglia iera mato come un caval (era matto come un cavallo), usavano dire i triestini, ed egli, con maggior determinazione, ripeté anche qui quelli che da errori diventarono punti di forza dell’evoluzione umana storica nel mondo dei “matti”.

I Festival delle Diversità, i BioEst, solo per citarne alcuni,sono stati un momento di visibilità, una grande opportunità di scambio e di crescita,  realtà che ha colto tutta l’essenza di ciò che è Trieste fin dalla notte dei tempi.

Bisogna starci per un po’ a Trieste per comprendere cos’è e chi ci abita, un groviglio di nazionalità diverse, mescolanze di culture, avventurieri  in cerca di fortuna, una micro città europea fin dal 1700, che ha visto svariati domini da quello austro-ungarico a quello italiano, a quello jugoslavo, a quello americano e poi nuovamente italiano; una porta sul mare con tante finestre aperte sui paesi dell’Est, dei Balcani, sull’Austria, la Germania e l’Italia.

Trieste, terra multicolore dove arrivavano e arrivano da ogni dove migranti in cerca di una vita migliore, terra di grandi artisti e di sognatori, musa ispiratrice di illustri poeti e scrittori.

Bisogna proprio viverci un po’ per capire il modo di pensare del triestino, che fra i suoi avi annovera nonne italiane sposate con nonni austriaci, con zii ungheresi, fratelli sloveni e figli che provengono da ogni parte dell’Italia migrante; in un’unica famiglia si potevano trovare tre fratelli di nazionalità diverse, uno austriaco, uno sloveno e uno italiano, così come pure le lingue si fondevano e a tavola si sentiva un miscuglio di parole. Chi, forestiero, li sentiva parlare, doveva prenderli per “matti”.

La filosofia del triestino Viva là e po' bon (va tutto bene e pazienza) può sembrare facilona, priva di pensiero autonomo; il triestino, come se ogni cosa gli scivolasse di dosso senza lasciar traccia, senza carattere, mai disposto ad accogliere le provocazioni e a controbatterle, quasi a sembrare inetto, scanzonato, inguaribile opportunista, ha  in realtà semplicemente un rispetto e una dignità che sono frutto di secoli di interazioni fra mille diversità.

Penso e spero che nel mondo esistano molte città come Trieste.

Dove se non qui, a Trieste, dove in dialetto mato (matto) vuol dire persona, Basaglia avrebbe potuto realizzare la sua essenza di vita? Curare il malato accettando la sua diversità.


                                                                                                     



 Franco Basaglia (Venezia, 11 marzo 1924 – Venezia, 29 agosto 1980) è stato uno psichiatra italiano, rappresentante della psichiatria italiana
del Novecento. A lui si deve l’introduzione in Italia della “legge 180/78”, dal suo nome chiamata anche Legge Basaglia, che introdusse una importante revisione ordinamentale sui manicomi e promosse notevoli trasformazioni nei trattamenti psichiatrici sul territorio.

martedì 20 agosto 2013

Meraviglia

Meraviglia
di Diana Mayer Grego
 
La capacità di meravigliarsi
davanti a piccole o grandi cose
che la natura,
la vita ci regala
è l'energia
più pulita e sana
che esista.
 
Per chi in passato
mi ha criticato,
per abuso della parola
''meraviglia''
in effetti la uso spesso
nel mio vocabolario,
auguro di ritrovare
quella scintilla negli occhi
che almeno una volta
da bambini si è provata
davanti a una farfalla
... MERAVIGLIOSA!