giovedì 1 settembre 2011

Il mio abito da sposa

pubblicato sull'Antologia - La donna è una favola
edito da MDT 2011
 
 "Il mio abito da sposa"
di Diana Mayer Grego
 
 
"Sono le tre di notte, fuori piove a catinelle, imperversa un brutto temporale con tuoni e fulmini, l’acqua scende straripante dalle grondaie.
 
Domani mattina mi sposerò.
 
Dentro di me la sensazione di follia mi sfiora, gioia e paura si contendono la mia attenzione, sono felice. Il mio cuore è felice. Quanto ho atteso questo giorno, ma soprattutto quante volte l’ho sognato ad occhi aperti, pensando a come sarebbe stato; e ora sono qui distesa sul mio letto di bambina che sto per abbandonare per sempre, senza sonno, eccitata e confusa. Guardo il mio abito da sposa appeso sull’anta dell’armadio: la penombra che filtra dalle persiane lo illumina e i lampi del temporale fanno scintillare i brillantini del corpetto. É un abito da sogno, il mio abito da sposa.
 
Due anni fa, in una tiepida giornata di marzo, andai a trovare mia sorella che vive in un’altra città; percorrendo la statale con l’automobile notai un negozio di abiti da sposa: in vetrina c’era un abito stile “Via col vento”, bellissimo pensai. Sulla via del ritorno la stessa sera mi fermai, entrai in quel negozio e subito la commessa mi venne incontro, ma io dissi che volevo solo dare un’occhiata. Volevo solo farmi un’idea e mi ritrovai in un istante con indosso un vestito meraviglioso a rimirarmi nello specchio. Quanto ero bella, mi sentii una principessa. Ma era uno scherzo, io volevo solo dare un’occhiata e mi liquidai velocemente dalla commessa che ne fu felice vista l’ora prossima alla chiusura. Riprendendo il mio viaggio verso casa, ripensai alla commessa e al tempo che le avevo fatto perdere. Ero dispiaciuta, però quanto ero bella con quell’abito addosso!
 
Mi era piaciuta così tanto quella sensazione che dopo qualche mese andai con mia sorella a fare un giro per negozi; provai un’infinità di abiti, erano tutti splendidi, ma non sentii quella sensazione di meraviglia come la prima volta. La giornata passò come un gioco di bambine e più volte, durante il corso delle ore, dentro di me mi chiedevo quando sarebbe arrivato il fatidico giorno in cui io mi sarei sposata.
 
A settembre ripassai sulla statale e, come attratta da una forza misteriosa, fermai la macchina ed entrai nel negozio; la commessa mi riconobbe subito. Girovagai fra gli stand e lei mi seguì offrendomi di provare molti abiti, ma non volevo. Sapevo che non ero lì per comprare, ma solo perché provavo gioia a fingere di essere una futura sposa, ma la commessa insistette così tanto e cedetti. Ne indicai uno e chiesi “Posso provare questo?”. Nemmeno l’avevo riconosciuto, era lo stesso abito che indossai la prima volta; era ancora lì, nessuno l’aveva comprato. Lo indossai e quello che vidi nello specchio era una cosa speciale, io ero bellissima e raggiante come se avessi veramente dovuto sposarmi di lì a poco, era lui! Era quello che volevo e rimasi a guardarmi compiaciuta di quello che si specchiava in me, della mia immagine riflessa.
 
La commessa nel frattempo mi guardava con fare sospetto; iniziò ad avere il dubbio che io non fossi una cliente, ma piuttosto una persona che le stava facendo perdere tempo. Si avvicinò e mi disse “Lei è la prima persona nella mia carriera che viene a provare l’abito da sposa da sola” e con occhi incuriositi mi fissò: “A quando le nozze?”.
 
Rimasi in silenzio fissandomi allo specchio, incapace di mentire le risposi “Non ne ho la più pallida idea!” e le mie guance si fecero rosso fuoco dalla vergogna di essere stata scoperta, ma con una prontezza di riflessi aggiunsi “Quello che so è che, quando arriverà quel giorno, io indosserò quest’abito!”.
 
M’invitò a toglierlo e gentilmente mi accomodò alla porta, ma vidi nel suo sguardo un sentimento di compassione, credo che infondo avesse capito che io ero spaesata ma in buona fede.
 
Dopo qualche mese mi ripresentai al negozio con mia sorella. Quando entrammo titubanti, incontrammo subito lo sguardo della commessa e io lessi con sorpresa la gioia nel suo volto. Subito andò nel retro e uscì con l’abito dei miei sogni, lo indossai per la terza volta; nessuno l’aveva ancora comprato. Chissà se la commessa spinta da qualche forza misteriosa l’aveva messo da parte? Oppure non l’aveva proposto alle clienti? Fatto sta che il mio abito da sposa era ancora lì e, quando uscii dal camerino, vidi lo sguardo di mia sorella ed ebbi l’ennesima conferma che era stato cucito per me!
 
Lo fermai con una caparra e fu mio per sempre!
 
L’abito da sposa rimase lì per quasi un altro anno ed io durante questo tempo andai a “trovarlo” altre tre volte, una con mia madre e altre due da sola. La commessa e la titolare del negozio ormai mi conoscevano, per loro ero stata una cliente particolare, ma tanta era la gioia che sprigionavo indossandolo che la mia energia positiva le contagiava; sognante passeggiavo per il negozio incurante degli altri clienti, che mi sorridevano. Io volteggiavo passando da uno specchio all’altro ammirandomi come una principessa. Che sensazione meravigliosa stare con quell’abito addosso, le persone presenti nel negozio rimanevano incantati dalla mia felicità. Ero un’ottima pubblicità, quando me ne andavo via, mi chiedevano quando fossi tornata, e avrei potuto ogni volta che avrei voluto, fosse stato più vicino a casa, ci sarei andata ogni settimana.
 
Qualche giorno orsono sono andata a ritirarlo per portarlo a casa. Nel negozio abbiamo fatto grande festa e mi hanno aiutato a caricarlo nella macchina, ben disteso sul sedile dietro affinché non si sciupasse; durante tutto il viaggio non ho fatto altro che controllare dallo specchietto che fosse tutto in ordine. Ero felice, non mi sembrava vero il sogno stava diventando realtà.
 
Una volta a casa la prima cosa che ho fatto? Voi che pensate? L’ho indossato, e non me lo sarei più tolto.
 
Ora sono qui felice come non mai, domani io e il mio compagno diverremo una cosa sola, domani inizierò il mio cammino assieme a lui, domani coronerò un sogno e domani indosserò per l’ultima volta il mio abito da sposa. Per un attimo nella mia mente si presenta il tarlo della tristezza: domani inizierà una nuova vita, ma finirà la vita di oggi e in mezzo da ponte c’è il mio abito da sposa. Ha smesso di piovere, domani sarà una bella giornata e io sarò principessa."